Al giorno d’oggi comunicare a distanze molto elevate è facilissimo grazie all’uso del telefono, dei social o delle chat. Riferire un messaggio non è stato sempre così semplice ed immediato. Anzi, prima dell’invenzione del telefono o della radio l’uomo si è dovuto adoperare a trovare sistemi per comunicare sfruttando quello che aveva a disposizione. Tra tanti metodi, uno dei più affidabili e, apparentemente, più lontano dalle generazioni di oggi è il piccione viaggiatore.
Le formidabili capacità di orientamento e di navigazione permettono a questi volatili di trovare la strada di casa, anche da luoghi molto lontani, con una estrema facilità.
Sono in grado di sfruttare quello che in realtà viene chiamato il “sesto senso”, il fenomeno della magnetorecezione, e che negli esseri umani non esiste o non è sviluppato.
Consiste nel captare il campo magnetico della Terra riuscendo a tracciare una vera e propria mappa molto più che precisa usando gli infrasuoni. Il loro cervello, di dimensioni simili ad un’arachide, funziona esattamente come una bussola il cui ago punta diretto verso la sua colombaia. “E’ come se utilizzassero il suono per immaginare il terreno circostante.” – dice Hagstrum, geofisico e studioso di modalità di navigazione dei piccioni viaggiatori – “Come facciamo noi quando riconosciamo visivamente la nostra casa con i nostri occhi”
Si può affermare che hanno una intelligenza fuori dal comune. Sono in molti a porsi domande a riguardo, ma una cosa è certa: il colombigramma è un metodo antichissimo, risalente al periodo precedente alle civiltà greco-romane.
I nomi dei vincitori dei giochi olimpici di quel tempo venivano comunicati proprio attraverso questi animali portando la notizia fino ai confini dell’Impero. Persino su delle tavolette sumeriche e su papiri egizi si possono trovare iscrizioni che testimoniano l’addomesticamento di questo volatile.
In anni più recenti, tra l’Ottocento e il Novecento, i piccioni viaggiatori vennero impiegati da vari eserciti come mezzo di corrispondenza.
Il metodo che si utilizzava era quello di legare al collo o alla zampa del piccione il messaggio molto breve scritto su un foglietto di piccole dimensioni e arrivava a destinazione accompagnato dal cinguettio dell’uccello.
Da qui l’idea del recentissimo social network Twitter avente per logo un piccione e caratterizzato da messaggi formati da pochissimi caratteri chiamati tweet.
Anche dopo l’invenzione di più moderni mezzi di comunicazione, in Italia e in altri luoghi il colombigramma venne utilizzato per mandare messaggi dal fronte, sia nella Prima che nella Seconda Guerra Mondiale.
Questo perché i messaggi inviati tramite il telegrafo o altre apparecchiature erano rintracciabili, mentre il piccione viaggiatore poteva far arrivare alla stessa destinazione messaggi in “anonimato”.
Grazie all’utilizzo che ne venne fatto soprattutto nella Prima Guerra Mondiale, in Italia venne utilizzato fino agli anni ’60.
Addirittura sul petto di questo piccione viaggiatore venivano affisse delle micro fotocamere per scattare delle foto ravvicinate della disposizione dei nemici – la moderna tecnologia dei droni.
Con il passare del tempo e l’incalzante progresso dell’elettronica, questo talento venne messo da parte e limitato alle competizioni sportive. Il Presidente della Federazione Colombofila Italiana racconta che un colombo può raggiungere nell’arco di 12 ore una velocità di circa 75 km/h e può percorrere fino a 800 km nell’arco dello stesso tempo.
Il valore del colombo, infatti, viene attribuito in base alla velocità e alla capacità di rientro alla base.
Il colombo più veloce e più pregiato al mondo – circa 310mila euro – si chiama “Bolt” ed ha partecipato a varie gare.
Raggiunge la velocità di 100 km/h e riesce a percorrere distanze come mille km dalla colombaia d’origine.
In Italia le gare colombofile sono viste prettamente come hobby, ma in paesi come il Belgio, leader in questo campo, le competizioni sportive rivestono delle vere e proprie professioni, come spiega Paltrinieri, presidente della Federazione Colombofila Italiana.
Fonti:
https://www.focus.it/cultura/storia/come-si-utilizzavano-i-piccioni-viaggiatori
http://www.ordiniveterinaripiemonte.it/rivista/07n12/pdf/09.
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